Martedì 01/10/2013

Avigliana ore 20,45
Presso l’Ostello del Conte Rosso, piazza conte Rosso 20


Ecco il commento di Claudio Giorno sull'incontro:

Martedì 1 ottobre, Avigliana:

presso l’Ostello di Piazza Conte Rosso ha preso il via la 8° edizione de Il Grande Cortile, il ciclo di dibattiti, presentazioni, confronti che il Movimento No Tav avviò dopo il 2005  in dichiarata e orgogliosa polemica con chi aveva tentato di rinchiudere le nostre Grandi Idee nel piccolo cortile dell’egoismo locale in cui ci si voleva asserragliati. Per colmo di paradosso oggi ad essersi rinchiusi in qualcosa che è molto peggio di un cortile – un campo paramilitare – sono i proponenti della Grande Opera, difensori, loro si, dell’egoismo dei partiti delle losche intese che anche nella commedia grottesca che hanno appena inscenato in parlamento hanno sempre avuto un denominatore comune che alla fine li ha tenuti, li tiene, e li terrà assieme sopra ogni cosa: l’appropriazione di ogni sorta di bene comune.
 



Una edizione che come bene evidenzia il titolo quest’anno vuole anche provare a rispondere a una campagna mediatica denigratoria che non ha precedenti e che è sintomo della rinuncia a qualunque forma di giustificazione di pubblica utilità della Lyonturin. Se ce ne fosse stato ancora bisogno e nel bel mezzo della sceneggiata delle “dimissioni irrevocabili “ si è incaricato il vicepresidente del consiglio Angelinalfano di pronunciare – come ha appena scritto Furio Colombo – la “meno democratica delle frasi: Nessuno ci fermerà. Ed evocando uno Stato che non esiste se non è composto da cittadini e dal loro consenso ha promesso il pugno di ferro”.

Ebbene, nelle Tesi di Laurea di Luana Garofalo, Alvise Meo, Paola Jacob e Franca Maltese che le autrici hanno illustrato sotto le volte severe del salone dell’ostello questo scenario era stato in qualche modo previsto, studiato, denunciato.

 L’accanimento della stampa legato certo al ruolo di “cane da compagnia” e non “da guardia” del potere Luana Garofalo lo registrava già a ridosso del 2005 quando discutendo con passione la sua tesi con uno dei pochi giornalisti con la schiena dritta de La Stampa di Torino,  Mimmo Candito, metteva a confronto gli articoli pro Tav (molti e poco documentati) e contro (pochi ma molto approfonditi) e ne denunciava le ragioni: la mancanza – in Italia - di editori puri, l’asservimento ai poteri forti, la precarietà crescente delle giovani leve e la pigrizia o - peggio - l’essere pregiudizialmente schierati da parte dei vecchi editorialisti per cui solo persone della statura e della disponibilità a mettersi in discussione come Poalo Rumiz o il prof. Luciano Gallino alla fine sono stati capaci di rivedere in chiave autocritica l’iniziale adesione a un’idea vecchia e superata ma spacciata abilmente come simbolo della modernità.

Di denunciare la madre di tutte le bugie – “la vuole l’Europa” – si è incaricato Alvise Meo che si è laureato con Virginio Bettini allo IUAV di Venezia con una tesi che partendo dalla valorizzazione della Via Francigena  ha saputo tracciare della Valle di Susa, della maggior parte dei suoi amministratori e dei suoi cittadini un ritratto straordinariamente lusinghiero: un luogo dove i trenta denari che offerti come compensazioni ai comuni embedded potrebbero essere moltiplicati come i talenti della parabola anche per adeguare, ma soprattutto armonizzare la rete esistente  di infrastrutture: Un luogo dove alcuni municipi, Avigliana e Vaie su tutti, hanno saputo negli anni raggiungere obiettivi di eccellenza nelle certificazioni di sostenibilità ambientale, e dove la crescita culturale (l’unica in cui ci si dovrebbe davvero impegnare) dei cittadini ci rende predisposti molto più che in tante altre parti del paese a cogliere le opportunità che il ridisegno del modello di sviluppo finirà per imporre ovunque, prima o poi. (Immediato andare col pensiero agli Stati Generali del Lavoro convocati da Etinomia e appena conclusi).



Paola Jacob partendo dalla sofferta vicenda personale di essere tra coloro che maggiormente (e loro suo malgrado) risultano coinvolti dal progetto Tav (in particolare dalla pretesa realizzazione della “stazione internazionale di Susa) si era nell’imminenza della laurea proposta di sperimentare, su un campione particolarmente ampio di cittadini, un programma di ricerca nel campo della “Psicologia dei processi motivazionali e affettivi”. E grazie a quasi cinquecento questionari distribuiti e restituiti a tempo di record ha potuto testare la validità di una ipotesi che ha messo in relazione in modo ineccepibile l’impatto emotivo della Grande Opera (spesso sottovalutato anche da noi stessi rispetto a quello ambientale o economico): Le diverse reazioni alla “notizia” della “tegola” che sta per caderci addosso, i diversi approcci di “convivenza forzata” col problema, i modi anche opposti di elaborare strategie di difesa e di lotta.

Infine Franca Maltese che dalla Università di Cosenza ha lavorato con passione e con un entusiasmo che ha saputo trasmettere per analizzare una “comunità resistente”, cause ed effetti di una “partecipazione tradita” (ad onta della propaganda di proponenti, politica e media), e – in particolare – ha approfondito (e ancora sta lavorandoci e per questo è qui in questi giorni) l’analisi dei motivi per cui la nostra lotta ha varcato i nostri angusti confini, è stata fatta propria anche da chi vive in luoghi dove il problema Tav è assolutamente distante, ed è diventata “importante” anche per chi aveva un approccio più tradizionale alla politica privilegiando ideologie ed appartenenze a scapito di partecipazione e condivisione.
Una serata davvero stimolante, il miglior inizio per “una risposta” che non ci illudiamo possa rovesciare improvvisamente il progetto di criminalizzazione “necessario” per distogliere l’opinione pubblica dai veri criminali, ma che alla lunga non potrà che essere autorevole. Una serata voluta e organizzata dai Cattolici per la vita della valle e brillantemente condotta da Luaca Giunti.

Claudio Giorno